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Potrebbe aprire una strada, ma questo si vedrà più avanti. Di certo, al momento, c’è che l’operazione da cento milioni di euro con cui i miliardari inglesi Reuben Brothers hanno messo le mani sull’hotel Luna Baglioni di Venezia è la prima ad essere venuta allo scoperto. Ma non è l’unica: altri accordi corrono sotto coperta nelle calli e nei campielli della città d’acqua, messa in croce prima dai 187 centimetri di marea del 12 novembre 2019 e poi dal coronavirus, arrivato a Venezia quando la città, con il Carnevale, stava rialzando la testa dopo la seconda Aqua Granda di sempre. «La situazione di inoperatività degli alberghi dal novembre 2019 ad oggi ha fatto sì che molte strutture sottopratimonializzate abbiano avuto bisogno di una mano economica – spiega Claudio Scarpa, direttore dell’Ava, l’associazione che raccoglie gli alberghi veneziani, compresi i grandi nomi dell’hotellerie lagunare – L’operazione del Luna Baglioni è stata complessa, condotta sulla piazza economica di Londra, ma è chiaro che in città ci sono alberghi in vendita: dai tre stelle fino a ora a conduzione familiare, per arrivare a nomi importanti». A conferma di come una delle strade che Venezia potrà imboccare per ripartire una volta messa la pandemia alle spalle, è l’investimento in strutture destinate a cambiare anche nell’offerta ai clienti.
L’AFFARE
Novantatré camere, una terrazza affacciata sul bacino di San Marco e sull’isola di San Giorgio.
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