Che sviluppo avrà l’agrivoltaico in Lombardia? È prematuro dirlo. Di sicuro l’auspicio è che possa contribuire a raggiungere gli obiettivi richiesti dal PNIEC e fissati nel DM Aree Idonee, che ripartisce fra le diverse Regioni e Province autonome le quote di potenza di impianti da fonti rinnovabili. L’obiettivo è realizzare al 2030 80 GW di nuove rinnovabili. La sola Lombardia dovrà raggiungere quota 8,7 GW circa, che ne fanno la seconda regione italiana per target.
Per parte sua, la regione intende «farsi trovare pronta e vivere da protagonisti questo periodo di transizione (energetica ed ecologica), dove l’agricoltura può e deve dare un contributo importante, pur dialogando con l’ambiente e il territorio, al fine di produrre energia. L’agrivoltaico, quale convivenza tra agricoltura e rinnovabili, è determinante per avvicinarci agli obiettivi europei», ha affermato Giacomo Zamperini, presidente della Commissione Montagna e componente della Commissione Ambiente, Energia e Clima di Regione Lombardia, che ha partecipato al convegno sul tema organizzato da ANIE Rinnovabili.
Bisogna correre, ma ne vale la pena: previsti investimenti fino a 90 miliardi
Le Regioni sono chiamate a una vera e propria corsa per farsi trovare pronte: entro 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta, sono tenute a individuare le aree idonee per la realizzazione degli impianti rinnovabili, tenuto conto delle indicazioni del Decreto Ministeriale per mappare tali aree.
Per la Lombardia, in particolare, si tratta di una sfida, considerando che il 58% del territorio regionale è vincolato; circa il 27% è racchiuso in aree protette come parchi e riserve.
Ma non deve sfuggire l’enorme potenziale insito nello sviluppo delle fonti rinnovabili. Secondo gli studi condotti nel 2023 da Anie Confindustria e il Politecnico di Milano si stima che – tra fotovoltaico ed eolico – la filiera abbia generato circa 10 miliardi di euro lo scorso anno.
L’analisi del Politecnico di Milano evidenzia che gli investimenti per lo sviluppo della filiera FER tra il 2024 e il 2030 potrebbero aggirarsi tra i 45 e i 90 miliardi di euro a seconda dello scenario di sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili di cui il 70% potrebbe essere appannaggio delle imprese italiane con una occupazione che raggiungerebbe i 100mila addetti. Dati sostenuti dall’andamento del comparto del fotovoltaico ed eolico onshore ed offshore.
Il gap energetico della Lombardia e l’opportunità dell’agrivoltaico
La Lombardia ha un estremo bisogno di aumentare la quota da rinnovabili e, soprattutto, ridurre il gap di indipendenza energetica di cui soffre. ANIE ha ricordato, sempre in occasione del convegno “L’Energia del sole per la transizione agricola”, che su un fabbisogno elettrico di 65 TWh in Regione sono stati prodotti 50 TWh, di cui solo 10 TWh sono da fonti rinnovabili (esclusivamente idroelettrico e fotovoltaico), mentre i restanti 40 TWh provengono da fonti fossili. I restanti 15 TWh del fabbisogno sono approvvigionati tramite l’import. L’indipendenza energetica della Lombardia si attesta, quindi, al 77%, considerando rinnovabili e fossili, mentre il fabbisogno elettrico regionale è stato coperto per il 15% dalle FER contro una media nazionale del 32% (dati Terna del 2022).
Ecco, allora, che uno sviluppo significativo dell’agrivoltaico in Lombardia può fornire un importante contributo.
Secondo quanto rilevato dalla Federazione, qualificando questo comparto, che nasce per conciliare fotovoltaico e agricoltura, come opportunità strategica per salvaguardare il territorio e promuoverne uno sviluppo sostenibile, attraverso la nascita di una nuova filiera del made in Italy, la Lombardia potrebbe essere la capofila di questa nuova interazione. Sul suo territorio si contano 3778 imprese (su 21.378 operanti nella filiera delle FER), che ne fanno la regione con la maggiore presenza di imprese nel settore rinnovabili.
La confusione sull’agrivoltaico
Resta, però, da comprendere meglio, cosa significhi agrivoltaico.
Come ha evidenziato l’avvocato Cristina Martorana, partner Legance per cui si occupa di diritto amministrativo e ambientale, «c’è una grande confusione a livello legislativo, nazionale e regionale, su cosa si intenda e, in particolare, non c’è una definizione certa di cosa sia un impianto agrivoltaico, non esiste un quadro chiaro di supporto. Soprattutto si deve capire se, nel momento in cui si va a promuoverlo, si vuole favorire una combinazione di produzione di energia e coltivazione». Secondo la legale, non c’è sufficiente chiarezza tra requisiti soggettivi e oggettivi e quanto riporta il DL Agricoltura e le norme regionali.
C’è bisogno allora di fare chiarezza, come ha sottolineato il neo presidente di ANIE Rinnovabili, Andrea Cristini: «è necessario risolvere le empasse normative che possono costituire un freno a tale crescita. Istituzioni e operatori di mercato sono chiamati a consolidare la presenza ed il ruolo della filiera italiana in ottica di sicurezza energetica».
Fotovoltaico e agrivoltaico: la Lombardia punti su di loro
Con la speranza che si faccia – prima possibile – chiarezza sul tema agrivoltaico, occorre promuovere lo sviluppo delle rinnovabili in tutta Italia. Il nostro Paese, con 2,5 GW fotovoltaici, sta recuperando lo stallo degli ultimi anni con l’obiettivo di raggiungere da qui al 2030 gli 80 GW di potenza installata tra eolico e fotovoltaico richiesti dal PNIEC. Focalizzando l’attenzione specificatamente su Regione Lombardia, ANIE ha ossrvato che:
«la media annuale di installazioni nel periodo 2020-2023 è pari a 382 MW (dati Anie Terna Gaudi), con una “esplosione prevista”, in linea con il Decreto Aree Ideone, a 1.035 MW/anno per il periodo 2024-2030».
Rinnovabili, un volano occupazionale capace di superare il settore auto
Poiché l’idroelettrico è ampiamente sfruttato mentre l’eolico, salvo casi rari, non è sostenibile in Lombardia, come può la Regione raggiungere i target al 2030? La soluzione propugnata dalla stessa Federazione potrebbe essere rappresentata dal fotovoltaico a tetto sia residenziale che commerciale/industriale e dall’agrivoltaico, ovvero impianti fotovoltaici che consentono di preservare la continuità delle attività di coltivazione agricola e pastorale sul sito di installazione, garantendo, al contempo, una buona produzione energetica da fonti rinnovabili.
La transizione energetica, oltre a permettere all’Italia di contare su una certa indipendenza energetica e consentire di ridurre le emissioni, può essere un volano occupazionale di grande portata. Lo ha sottolineato Bruno Giordano, vicepresidente ANIE con delega Transizione Green e Sviluppo Sostenibile, dicendo che «L’occupazione nelle fonti rinnovabili nei prossimi anni potrebbe superare quella del settore automobilistico, attraendo soprattutto i giovani».
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