Agricoltore non disperare se gli incentivi 4.0 sono terminati (in realtà proseguono con aliquote ridotte) perché all’orizzonte si stagliano due vecchie conoscenze: i Fondi del Pnrr e il Fondo Innovazione Ismea.
Tra fine luglio e inizio agosto sono stati pubblicati due decreti, rispettivamente, per la definizione:
Se i beneficiari sono pressoché gli stessi, entrambi i fondi hanno interventi, spese ammissibili, cronoprogrammi e procedure differenti, per cui vale la pena analizzarle in dettaglio singolarmente. Decreti alla mano abbiamo cercato di far chiarezza tra articoli, commi e lettere.
Decreto Meccanizzazione Pnrr: produttività e sostenibilità
Partiamo da quello che sappiamo già.
Dei circa 6,8 miliardi di euro del Pnrr destinati al settore primario, 500 sono dedicati all’innovazione e alla meccanizzazione del settore agricolo e alimentare. Più precisamente, 400 milioni sono dedicati ai mezzi agricoli e i restanti 100 milioni sono indirizzati all’ammodernamento dei frantoi oleari.
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Regioni e province autonome, coordinate dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), rimangono i soggetti attuatori dei bandi per l’allocazione delle risorse (già suddivise dal Masaf). Sarà loro compito redigere i singoli bandi per definire l’operatività e le aliquote di contributo applicabile, entro i limiti indicati dal decreto.
Novità: agromeccanici tra i beneficiari, nuovi tassi e spese massime
I beneficiari degli aiuti sono non più le sole aziende agricole, ma – citando il nuovo decreto – “le imprese agromeccaniche e le micro, Pmi agricole (piccole medie imprese ndr.) e le loro cooperative e associazioni”. l beneficiari, secondo quanto stabilito a livello europeo, dovranno essere almeno 15mila entro il 2026, affinché l’Italia possa usufruire dei fondi Pnrr.
Fulcro del nuovo decreto sono le indicazioni riguardanti gli interventi finanziabili, le spese massime ammissibili e le aliquote di contributo massime. Partendo da queste ultime, il finanziamento a fondo perduto non può superare il 65% dell’importo di investimento, percentuale che sale all’80% per i giovani agricoltori.
Come si possono utilizzare i 400 milioni di euro?
Il decreto offre una chiara definizione delle spese ammissibili e, in sintesi, è possibile ricevere un contributo per:
- l’acquisto di macchine e attrezzature per l’agricoltura di precisione;
- la sostituzione di veicoli fuoristrada più inquinanti per agricoltura e zootecnia;
- l’adozione di soluzioni per l’innovazione dei sistemi di irrigazione.
In maggior dettaglio (un elenco completo è fornito nella tabella successiva con i relativi requisiti), le soluzioni rientranti nella voce “macchine e attrezzature per l’agricoltura di precisione” sono molte: dai sistemi di supporto come sensori e Automated Guided Vehicles (AGV), alle attrezzature per ridurre l’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti, fino ai sistemi dedicati al settore zootecnico caratterizzati da un elevato livello tecnologico e di automazione. In aggiunta il decreto sottolinea che “qualora queste macchine siano dotate di motore, deve essere elettrico o a biometano”.
Mentre, per la sostituzione dei veicoli fuoristrada sarà finanziato solo l’acquisto di trattori dotati di motore elettrico o a biometano e per l’innovazione di irrigazione e gestione delle acque, saranno supportati investimenti in beni materiali e immateriali (software), finalizzati alla gestione intelligente delle pratiche irrigue attraverso remote e proximal sensing.
Beni agevolabili e relativi requisiti all’interno dei Fondi del Pnrr per la meccanizzazione agricola
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Attenzione però, tra le spese non ammesse si trovano l’acquisto di impianti, macchine e attrezzature usate, ma soprattutto – citando nuovamente il documento – “investimenti destinati alla mera sostituzione di impianti ed attrezzature già presenti in azienda, che non comportino un miglioramento tecnologico e un minore impatto ambientale“. Quindi, niente usato e niente di già presente in azienda: gli agricoltori dovranno per forza fare un salto (tecnologico) in avanti.
Il decreto definisce anche 2 soglie di spesa massima ammissibile: 70mila euro per l’acquisto di trattori elettrici o a biometano e 35mila per le restanti categoria di spesa. In entrambi i casi, eventuali proposte progettuali di importo superiore al massimale (e per la seconda soglia, comprese entro i 70mila euro) potranno essere comunque finanziate e il contributo concedibile sarà calcolato sulla rispettiva spesa massima ammissibile.
Ipotizzando che, ad esempio, Regione Lombardia fissi la percentuale di finanziamento massima (65%) e che un agricoltore (over 40) investa 100mila euro per l’acquisto di un trattore elettrico, in questo caso potrà godere di un contributo a fondo perduto pari al 65% della soglia massima di spesa (70mila euro), in altre parole di 45.500 euro.
Il programma: a fine 2024 arrivano i soldi
Ultimo aspetto contenuto nel decreto è il cronoprogramma di attuazione che Regioni e Province autonome dovranno rispettare (le date sono da intendersi come termine ultimo per l’esecuzione dell’attività correlata).
Le date da segnare in agenda sono:
- 31 dicembre 2023, pubblicazione dei bandi regionali;
- 31 marzo 2024, termine per acquisizione delle domande di sostegno;
- 31 dicembre 2024, erogazione dei contributi ad almeno il 70% dei beneficiari;
- 30 giugno 2026, erogazione dei contributi a tutti i beneficiari.
Cronoprogramma per l’attuazione degli incentivi legati ai Fondi Pnrr destinati alla meccanizzazione agricola
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Fondo Innovazione: trattori sì, basta che siano Stage V
Del Fondo Innovazione Ismea se ne parlava già nel dicembre 2022 quando è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2023, ma a parte il valore del Fondo – pari a di 75 milioni di euro per ciascun anno (2023, 2024 e 2025) – ben poche altre informazioni erano note. Il nuovo decreto definisce che un terzo dell’intera somma disponibile venga destinato alle imprese delle zone alluvionate di Emilia-Romagna, Toscana e Marche e così suddiviso: 10 milioni per il 2023, 30 per il 2024 e 35 per il 2025.
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Stando a quanto riportato nel documento, possono godere di questi benefici le Pmi con la qualifica di impresa agricola, ittica e agromeccanica (qui i codici Ateco dei beneficiari), che risultino attive da almeno 2 anni. Queste devono effettuare un investimento non inferiore ai 70mila euro (10mila per il settore ittico) ma non superiore a 500mila euro.
Tralasciando il comparto della pesca, i beni agevolabili devono essere caratterizzati da un elevato livello tecnologico o di automazione e rientrare in una di queste categorie (un elenco completo è fornito nella tabella successiva con i relativi requisiti specifici):
- macchine, strumenti e attrezzature per l’agricoltura;
- veicoli con motorizzazione elettrica non stradali per agricoltura e zootecnia;
- macchine ed attrezzature per la zootecnia;
- trattrici agricole con motorizzazione Stage V;
Beni agevolabili e relativi requisiti all’interno del Fondo Innovazione Ismea (ambito meccanico)
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Contributo a fondo perduto, si ma in quale percentuale? Facciamo il punto
L’entità del contributo a fondo perduto è differente a seconda della natura dell’impresa beneficiaria e inversamente proporzionale alla spesa. In nessun caso, la copertura fornita dal contributo e da un eventuale finanziamento bancario garantito Ismea, può superare il 95% dell’intero investimento.
Per le Pmi Agricole è quantificato applicando al massimale di aiuto previsto a livello europeo dal Reg. Ue n. 702/2014 o Regolamento Aber e pari al 65% o all’80% per i giovani agricoltori, la percentuale (massimo 75%) corrispondente all’importo ammissibile per cui si richiede il contributo.
Aliquota massima di contributo in funzione della spesa totale d’investimento per Pmi agricole
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Ad esempio, per un investimento in una soluzione da 250mila euro, un agricoltore (over 40 e titolare di un’impresa agricola) avrà diritto a un contributo a fondo perduto pari al 55% del massimale di aiuto previsto, a sua volta uguale al 65% del valore complessivo dell’investimento. In altre parole poco meno di 90mila euro.
Sempre solo per le imprese agricole, la percentuale di investimento – variabile a seconda dell’età del soggetto beneficiario e dell’importo totale – non coperta dal contributo a fondo perduto, può essere sostenuta da un finanziamento bancario garantito fino all’80% da Ismea. Nei limiti del 25% del massimale di aiuto previsto a livello europeo, possono anche essere concessi contributi – a carico del Fondo – per l’abbattimento del costo delle commissioni di garanzia.
Riprendendo l’esempio sopra, togliendo dalla spesa di 250 mila euro i 90 mila ottenuti dal contributo, rimangono 160mila euro extra Fondo Innovazione. L’80% – circa 128mila euro – possono essere coperti da un finanziamento bancario garantito da Ismea. Inoltre, su circa 40mila euro, l’agricoltore può ricevere un contributo diretto per il costo delle commissioni.
Complessivamente con il contributo a fondo perduto e il finanziamento bancario garantito, l’agricoltore coprirà l’87% della spesa totale (218 mila euro su 250 mila totali), rimanendo entro il limite del 95%.
Per le imprese agromeccaniche (e le Pmi agricole per attività connesse), invece, il contributo concedibile è quantificato applicando direttamente le percentuali previste dal decreto (massimo 100%) all’intensità massima di aiuto prevista dal Regolamento de minimis (Reg. Ue n. 1407/2013), principio definito dall’Unione Europea per tutelare la concorrenza tra imprese (escluse quelle del settore primario) secondo il quale gli aiuti concessi alla medesima impresa, sommati fra di loro, non devono superare i 200 mila euro in 3 anni. In nessun caso la copertura fornita può superare il 95% dell’investimento.
Ad esempio, il contoterzista che acquista un bene per 350mila euro, potrebbe ricever un contributo a fondo perduto massimo di 315mila euro (limite massimo del 95%), ma per il “de minimis” il massimo importo finanziabile è 200mila euro (ipotizzando che non abbia ricevuto altri aiuti di questo tipo negli ultimi 3 anni), per cui riceverà circa 140mila euro (70%). Ipotizzando un investimento minore, 90 mila euro, qui per il “de minimis” potrebbe ricevere fino a 200mila euro (contributo del 100%), ma siccome l’aiuto non deve superare mai il 95% dell’importo riceverà solo 85.500 euro.
Aliquota massima di contributo in funzione della spesa totale d’investimento per Pmi agromeccaniche
(Fonte foto: AgroNotizie)
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In aggiunta, il decreto riporta che “gli aiuti possono essere cumulati con qualsiasi altro aiuto di Stato […], in relazione agli stessi costi ammissibili, in tutto o in parte coincidenti (stesso investimento ndr.), a condizione che tale cumulo non porti al superamento dell’intensità di aiuto (qui 95% ndr.) o dell’importo di aiuto consentiti dalle pertinenti discipline di riferimento“.
Il programma c’è, mancano le date
La misura sarà gestita totalmente da Ismea che dovrà produrre un documento per definire con precisione l’operatività e le scadenze.
Per ora – stando al decreto – le domande saranno raccolte tramite un portale dedicato ed esaminate da Ismea che, entro 30 giorni dalla presentazione, ne comunicherà l’esito. A questo punto i soggetti beneficiari dovranno trasmettere all’Ente la documentazione dell’investimento entro 12 mesi e, dopo un’ulteriore verifica, Ismea erogherà il contributo a fondo perduto in un’unica soluzione.
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione in data 2 novembre 2023 con l’aggiornamento del metodo di calcolo dell’importo ottenibile con i Fondi Ismea per le imprese agromeccaniche secondo indicazioni Ismea. Inseriti anche i codici Ateco per i beneficiari del Fondo Ismea.
Questo articolo è stato modificato dopo la pubblicazione in data 20 settembre 2023 con l’aggiunta di un esempio pratico per il calcolo dell’importo ottenibile con i Fondi Pnrr
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