di Daniele Masseglia
“Il Comune si metta una mano sulla coscienza e sblocchi i conti correnti: il rischio è che la Misericordia di Tonfano chiuda privando il territorio di un presidio sanitario”. All’altro capo del telefono ci sono Stefano Forno e Caterina Acci, referenti del gruppo volontari della confraternita, circa 15-20, più 300 soci entrati per portare nuova linfa a una realtà storica e travagliata, oltre che commissariata. Un appello non solo a parole: ieri hanno parcheggiato un’ambulanza di fronte al municipio. Sugli stalli blu e senza pagare.
Sul parabrezza i cartelli “Sono finiti i liquidi (euro). Il centro prelievi a Tonfano è chiuso. Grazie“ e “Ti chiedo aiuto, la comunità della Marina è lasciata…“. “È giusto – spiegano – che la comunità sappia come sono andate le trattative con il Comune. Ci riferiamo a incontri solo formali, a parole, promettendo il nulla. Ad esempio spostare il pignoramento del conto corrente su un immobile e cominciare ad aprire il centro prelievi, chiuso dal 1° aprile. Promesse tirate lì senza arrivare a niente”. I fatti parlano di un centro ancora chiuso (doveva ripartire lo scorso weekend) e del pignoramento del conto corrente da parte del Comune, attraverso l’agenzia di recupero crediti “Andreani“, a causa di un debito di 380mila euro. “Il commissario Iacolare – proseguono – aveva parlato di riapertura il 15 maggio solo perché erano entrati i proventi dalla vendita di alcuni villini a Firenze per 300mila euro. A quel punto pensavamo di poter riaprire il centro, anche perché avevamo trovato un infermiere volontario e un dipendente, il cui stipendio sarebbe stato pagato dai sostenitori. Ma senza ’ossigeno’ si può solo chiudere la porta e consegnare le chiavi in Comune”.
A scanso di equivoci, Forno e Acci ritengono giusto che la Misericordia paghi i debiti verso il Comune e verso terzi: “Eravamo d’accordo che al massimo a fine luglio avremmo avuto di nuovo il magistrato con i consiglieri per partire con trattative e piani di rientro. Con i soldi ricevuti avremmo potuto acquistare un’ambulanza, bene non pignorabile, facendo però un ’buco’ enorme. È la dimostrazione che abbiamo intenzione di pagare. Il pignoramento è indiscutibile, ma si poteva mettere mano su altre cose, come il villino, senza toccare il conto corrente, cosa che fa saltare il pagamento di altre rate rischiando di non far aprire il centro e la Misericordia. Nessuno dice che i debiti siano pagati con soldi pubblici, ma verrà a mancare un ’polmone’ sanitario su tutta la Marina, Che sblocchino i conti per consentirci di ripartire con i servizi e cominciare a pagare i debiti”.
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