La nuova corsa all’oro di Milano sono gli studentati. È la parola del momento nella città capitale italiana del caro-casa e da dove è partita la protesta delle tende davanti alle università. I posti letto nelle strutture per studenti sono bassi in città, 7.500 che salgono a 11.500 tenendo conto di tutte le tipologie di offerte per la popolazione studentesca. La platea di studenti milanese però è molto più ampia, oltre 200 mila giovani. C’è quindi una prateria dentro la quale muoversi e fare affari e i fondi immobiliari hanno fiutato l’aria da tempo e stanno dirottando i loro investimenti su questa nuova fetta di mercato.
Ma se i fondi privati fanno il loro lavoro per aumentare i profitti, il pubblico e le istituzioni cosa fanno? A Milano la linea è quella della «collaborazione» pubblico-privato, dove gli interessi privati si capiscono benissimo, quelli pubblici no. Se ne discuterà oggi pomeriggio anche all’incontro organizzato dall’amministrazione comunale con i rettori delle università, gli assessori alla casa del comune di Milano e della regione Lombardia e una rappresentanza degli studenti accampati da nove giorni fuori dal Politecnico di Milano. Dovrebbe esserci anche il sindaco Beppe Sala. «Le proteste degli studenti per il caro-affitti non mi hanno lasciato indifferente. Non è un problema soltanto milanese ma a Milano tutto ha più visibilità e questo ci mette nelle condizioni di dover gestire con immediatezza» ha detto ieri Sala.
Ma non è solo una questione di visibilità, è che la città attrattiva sta diventando respingente. «La lotta per una stanza a prezzi accessibili diventa una lotta per il diritto allo studio perché solo i figli dei ricchi potranno permettersi di frequentare gli atenei e partecipare alla vita studentesca, gli altri pendoleranno o dovranno rinunciare» dicono gli studenti accampati in tenda. Oggi nonostante la forte pioggia ce ne sono ancora sette di tende nei giardini di piazza Leonardo, una protesta avviata dalla lista universitaria del Politecnico La Terna Sinistrorsa a cui si sono aggiunti i giovani di Sinistra Italiana dell’Ugs e l’Udu.
Alla vigilia dell’incontro di oggi pomeriggio Sala ha anche detto che «ci sono una serie di progetti in corso e avremo questo tavolo a Palazzo Marino con i rettori e la rappresentanza degli studenti perché serve il contributo di tutti». Cosa significa il contributo di tutti? Un’inchiesta di Radio Popolare ha raccontato l’attivismo del fondo immobiliare Coima, colosso milanese con 9 miliardi di progetti attivi in città. Ad aprile 2023 le università milanesi pubbliche e private hanno ricevuto un documento da Coima dal titolo molto chiaro: «Proposta industriale agli Atenei milanesi di partecipare al fondo di investimento in studentati». Il fondo si chiamerà Student Housing e il progetto pilota sarà quello sull’ex Scalo ferroviario di Porta Romana dove da qualche mese sono iniziati i lavori per costruire il villaggio olimpico delle Olimpiadi invernali del 2026 e che poi diventerà un campus universitario con 1.700 posti letto.
La proposta che Coima sta facendo alle università, racconta Radio Popolare, è quella di sottoscrivere una quota simbolica pari a 100 mila euro del fondo, in cambio di priorità nell’assegnazione dei letti pro quota, di far parte di un comitato di indirizzo ma senza alcun potere sulla gestione del fondo e di incassarne i rendimenti, sempre pro quota. Gli alloggi universitari saranno a prezzi di mercato tranne un 10% calmierato. Non è dunque una proposta fatta per andare incontro al bisogno di case a basso costo degli studenti, anzi, livellerà il prezzo medio verso l’alto.
Se è chiaro come ragiona un fondo immobiliare appare meno chiaro perché le università pubbliche dovrebbero essere interessate a partecipare a operazioni che non mitigheranno il caro-affitti e rischieranno di minare la fiducia nelle istituzioni pubbliche. Senza un tetto al costo delle stanze di questi studentati la sbandierata soluzione al problema si trasformerà nell’ennesima bolla speculativa e senza un forte intervento pubblico le diseguaglianze aumenteranno invece di diminuire. A Milano come altrove.
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