Un giornale italiano ha riferito giovedì che papa Francesco era a conoscenza di un affare immobiliare a Londra che ha subìto enormi perdite finanziarie per il Vaticano.
L’accusa è arrivata lo stesso giorno in cui il Vaticano ha annunciato che il Papa aveva trasferito tutti i beni immobiliari e gli investimenti gestiti dalla Segreteria di Stato vaticana – il dicastero responsabile dell’affare di Londra – a un altro dicastero.
Ne parla Edward Pentin nel suo articolo pubblicato sul National Catholic Register, che vi presento nella mia traduzione.
Un giornale italiano (si tratta de La Stampa, leggi qui, ndr) ha riferito giovedì che papa Francesco era a conoscenza di un affare immobiliare a Londra che ha subìto enormi perdite finanziarie per il Vaticano.
Il giornale ha anche affermato che il Papa ha appoggiato l’assunzione di un finanziere italiano per tentare di portare a termine l’affare, con un compenso massimo di 20 milioni di euro.
L’affermazione è arrivata lo stesso giorno in cui il Vaticano ha annunciato che il Papa aveva trasferito tutti i beni immobiliari e gli investimenti gestiti dalla Segreteria di Stato vaticana – il dicastero responsabile dell’affare di Londra – a un altro dicastero.
In una lettera al quotidiano italiano La Stampa, pubblicata il 5 novembre, Salvino Mondello, avvocato di mons. Mauro Carlino, ex segretario del cardinale Angelo Becciu, ha ricostruito quello che secondo lui è il ruolo del suo cliente nell’uso improprio dei fondi gestiti dalla Segreteria di Stato.
Lo scandalo riguarda un investimento vaticano del 2014 in un progetto di appartamenti di lusso a Londra che ha utilizzato fondi fuori bilancio prelevati da conti bancari svizzeri sotto il controllo della Segreteria di Stato. L’investimento ha subìto enormi perdite per il Vaticano, che sono state poi aggravate da ulteriori errori di gestione.
Nella lettera, Mondello ha detto che le trattative con il finanziere italiano Gianluigi Torzi, al quale la Santa Sede ha chiesto di fare da intermediario per l’acquisto finale dell’immobile londinese nel tentativo di arginare perdite sempre maggiori, sono state condotte “con l’avallo del Santo Padre”.
Egli ha affermato che anche il Papa era a conoscenza della parcella di Torzi, che prevedeva un importo massimo di 20 milioni di euro, che era stata disposta sotto la guida dell’arcivescovo Edgar Peña Parra, che nel 2018 è succeduto come sostituto al cardinale Angelo Becciu, caduto in disgrazia. Il sostituto, o vice segretario di Stato, ha un ruolo potente nell’amministrazione della Curia romana.
La necessità della trattativa con Torzi era stata già decisa con l’avallo del Santo Padre ed inoltre era già stato indicato il prezzo della transazione in 20 milioni di euro”, ha scritto Mondello. Mons. Carlino “ebbe il merito di ridurre a 15 milioni di euro le richieste di quest’ultimo, con un risparmio di ben cinque milioni di euro.”.
La Stampa ha riferito che tale accordo, avvenuto nel 2018, ha successivamente fatto scattare l’accusa di estorsione e di altri reati finanziari a carico di Torzi. Le autorità vaticane hanno arrestato e poi rilasciato Torzi su cauzione a giugno.
Quanto è stato detto al Papa?
“Certo, il Santo Padre è sempre stato informato di questo da parte di Peña Parra”, ha detto una fonte vaticana vicina all’inchiesta al National Catholic Register il 6 novembre. “Tutti lo sanno ed è chiaro che il Papa non solo ne era a conoscenza, ma che ha autorizzato tutto. La Segreteria di Stato ha agito su autorizzazione del Papa”.
I media italiani hanno riferito che il Papa ha ricevuto Torzi e la sua famiglia nella sua residenza di Santa Marta il 26 dicembre 2018. Un’altra fonte che lavorava nella finanza vaticana ha detto che “non sembra improbabile” che Francesco “conoscesse o abbia firmato l’accordo immobiliare di Londra”. Ma la fonte ha aggiunto che “ciò che sembra altrettanto chiaro è che il Papa, come molti, non era a conoscenza nemmeno della metà della questione”.
Il National Catholic Register ha chiesto alla Sala Stampa della Santa Sede un commento su ciò che il Papa sapeva dell’affare di Londra e dell’ingaggio di Torzi, e se ha autorizzato una delle transazioni, ma [la Sala Stampa della Santa Sede] non ha ancora risposto.
Mons. Carlino è stato sospeso dal suo incarico in Segreteria di Stato nell’ottobre 2019, insieme a quattro funzionari laici, mentre i procuratori vaticani indagavano sugli scandali finanziari. Non lo stanno indagando per il suo ruolo nell’affare immobiliare di Londra, ma piuttosto per altre accuse contro di lui, secondo una fonte vicina alla questione.
Nella lettera del suo avvocato, che è stata in realtà una difesa pubblica del sacerdote, Mondello ha scritto che è “assolutamente errato e improprio” chiamare il suo cliente “uno dei protagonisti dello scandalo” perché il suo ruolo nella vicenda è stato “estremamente limitato”, ed egli “ha raggiunto lo scopo specifico che gli era stato assegnato, cioè la salvaguardia degli interessi economici della Santa Sede”.
I procuratori vaticani “stanno lavorando a pieno regime”, è stato detto al National Catholic Register, e che le loro indagini sullo scandalo finanziario e sul ruolo delle persone coinvolte “si concluderanno presto”.
Passaggio di gestione
Nel frattempo, giovedì scorso il Vaticano ha annunciato che il Papa ha chiesto che la gestione e l’amministrazione dei fondi e dei beni gestiti dalla Segreteria di Stato siano trasferiti all’APSA, il dicastero vaticano che normalmente gestisce i beni e gli immobili della Santa Sede.
In una lettera del 25 agosto al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, pubblicata il 5 novembre su L’Osservatore Romano, il Papa ha chiesto che venga prestata “particolare attenzione” a due investimenti che hanno causato scandalo: gli “investimenti fatti a Londra” e il fondo d’investimento “Centurion Global” che ha fatto investimenti dubbi con denaro vaticano, subendo anche perdite.
Il Papa ha anche chiesto che la Segreteria dell’Economia sovrintenda a tutti gli affari amministrativi e finanziari degli uffici della Curia romana, compresa la Segreteria di Stato, che non avrà un controllo finanziario proprio.
Gli osservatori considerano l’annuncio come un riconoscimento postumo all’ex prefetto della segreteria di Stato dell’Economia, il cardinale George Pell, e al suo piano per le finanze vaticane.
Per molti anni, i funzionari hanno avuto il sospetto che i fondi fossero utilizzati in Segreteria di Stato per scopi illegali. Questi sospetti si sono intensificati nel 2016, quando il cardinale Pell ha guidato i tentativi di far sottoporre ad un controllo la Curia dal gigante della revisione contabile PwC (*), fermata bruscamente nel 2016 dal cardinale Angelo Becciu, poi sostituito, quando si è iniziato a esaminare i conti della Segreteria di Stato.
Sotto la guida del cardinale Pell, la Segreteria di Stato dell’Economia fu inizialmente dotata di ampi poteri di controllo, ma il Papa, ascoltando la “vecchia guardia” che voleva mantenere le pratiche precedenti, permise che questi [poteri] venissero costantemente ridotti, poiché sia la Segreteria di Stato che l’APSA, all’epoca sotto il suo ex presidente, il cardinale Domenico Calcagno, cercavano di mantenere la loro autonomia finanziaria.
Il cambiamento riguarda “proprio quello che la Segreteria di Stato fino a questo momento si è sempre rifiutata di fare: trasferire tutto il suo patrimonio liquido e fisso alla Banca centrale vaticana, l’APSA, sotto il controllo del Segretariato dell’Economia”, ha scritto il vaticanista Sandro Magister.
Ha aggiunto che il Segretariato di Stato dovrà “rendere conto e ottenere l’approvazione delle sue entrate e delle sue spese ordinarie” e che le sue “attività riservate dovranno essere esaminate anche dalla commissione ‘per le questioni riservate’, recentemente istituita sotto la presidenza del cardinale Kevin Farrell”.
“Tanto meno – ha aggiunto il Magister – la Segreteria di Stato può aspettarsi che sorvegli qualsiasi altro organo della Santa Sede in materia economica e finanziaria”.
Magister ha scritto che il 1° novembre, festa di Ognissanti, è il giorno in cui il Papa ha detto che i cambiamenti sarebbero entrati in vigore. “Forse il 2, il giorno dei morti, sarebbe stato più appropriato”.
(*) Si tratta della PricewaterhouseCoopers (PwC),un network internazionale, operativo in 158 Paesi, che fornisce servizi di consulenza di direzione e strategica, revisione di bilancio e consulenza legale e fiscale.
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